venerdì 25 marzo 2016

LA LIBERTA' DELLA ZIP

Nel 2012, quando stavamo per dar vita della Associazione Culturale che rappresento, abbiamo iniziato, senza pretese ma solo con l'intenzione di "ragionare",  uno studio sulle grandi novità che hanno caratterizzato la prima metà del secolo scorso:
scienza, musica, società, costume, cucina, arte e  storia.

Ora a distanza di quattro anni, dopo che la "swing mania", col suo fascino retrò ha veramente conquistato anche questa Milano, la Milano  "in forma" dell'Expo, la Milano che esalta il suo passato, che crea la sua identità,  ecco che adesso  il mio pensiero torna a ondeggiare intorno a quel dubbio, quello stesso dubbio che mi aveva portato anni fa a studiare la storia, per distinguere la "maschera", seppure affascinante ed esclusiva,  dalla "sostanza".

E' sempre difficile distinguere l'individualità dall'obbligo sociale nella moda; però io trovo che per tutti possa essere fuori di dubbio che il passaggio dal corsetto coi lacci sulla schiena, che non ti permetteva di vestirti da sola, all'uso della zip, sia stata una bella conquista per la donna del Novecento. 



"Conversazioni all'ora del tè", di Poìs Gras

Insomma se è vero che le gonne strette arrivano dalle penurie della guerra, e che è stata il fronte a far uscire le donne fuori di casa, nello stesso modo, le imposizioni della guerra, nel campo del costume femminile,  si sono trasformate in libertà, oltre che in bellezza e  creazione.




Nello stesso modo io trovo che  la magia ricreata nelle serate vintage non sia legata alla perfezione dello stile, all'autenticità dei dettagli, ma piuttosto all'incanto creativo che deriva dalla libertà, (chiamiamola paradossalmente, "la libertà della zip") di sentirsi quello che si vuole, liberi da obblighi o costrizioni, sparati sulla luna come in un film di Meliès in un incanto  "senza tempo". 

Stabilire delle differenze tra chi "è" e chi "non è", a mio avviso fa male a quella magia che alcuni chiamano "stile di vita swing".




"Viaggio nella Luna"  -  film fantastico del 1902 realizzato da Georges Méliès. 

1 commento: